PENSIERI DI UNA GIORNATA TRISTE - di "Farah Kramer"

   Quistis era seduta sulla spiaggia e guardava tristemente il mare nel suo infinito avanti e indietro, mentre rodeva la sabbia insieme al suo cuore. Prese un pugno di rena la strinse forte, la sentiva ancora baciata dal sole di quella giornata di luglio, la scagliò nella spuma di un’onda. Quanto odiava quel mondo, quello stupidissimo destino, quello stupidissimo amore che la aveva portata a tanta tristezza… Amava molto Squall, avrebbe fatto qualsiasi cosa per lui, ma quest’ultimo non lo aveva mai capito, non l’aveva mai compresa in fondo,non aveva mai compreso i suoi silenzi come i suoi sguardi. Odiava anche Rinoa, lei e quei suoi stupidissimi occhi dolci, lei e i suoi modi di fare, lei che aveva portato via Squall e quella insignificante parte di vita che aveva trascorso con lui… Una lacrima le scivolò giù dal viso e cadde sulla sabbia che si raggrumò in una pallina giallo scuro, nel mentre pensava cosa avrebbe pensato lui se l’avesse vista così… Probabilmente niente, non si sarebbe neanche fermato a guardare il suo viso e i suoi occhi gonfi dal pianto, sarebbe andato avanti seppellendola negli episodi e nelle pagine della sua vita da dimenticare e da strappare. Sarebbe scomparsa, distrutta… Chissà se la pensava quando non era con Rinoa, quando ricordava le loro battaglie, l’avventura passata insieme… Chissà... Forse era inutile chiederselo non era mai riuscita a leggere nei suoi occhi, quei occhi che non rispecchiavano affatto un’ anima, ma il mondo circostante, e a te non restava che leggere in quei occhi l’ interpretazione di un mondo sbagliato. Quistis non faceva altro che cantare a bassa voce la canzone più triste che conosceva, non sapeva perché lo stesse facendo ma le sembrava naturale, come di autoconforto, o forse perché così avrebbe pianto di più e non le sarebbero rimaste più lacrime da versare in futuro… Che stupidaggine… Cercava di non pensarci ma il suo volto gli ritornava automaticamente nella mente, era tremendo cercare di dimenticare l’ unica persona che le aveva fatto battere il cuore e che ancora oggi glielo faceva battere. Il tramonto divenne liquido guardato attraverso i suoi occhi, piangeva disperatamente tutto ciò che non avrebbe mai avuto. Il tramonto divenne notte, la luna si alzò nel cielo e la guardava tristemente, mentre raccoglieva le sue lacrime, i suoi sospiri, la sua canzone. Poi si avverò ciò che più temeva…. Si sentì una mano sulla spalla, pallida si girò, seduto accanto a lei c’era Squall, il bellissimo Squall, con i suoi impenetrabili occhi, il suo buon profumo... Ci fu solo un grande silenzio, che però durò pochi attimi, forse il tempo di raccogliere le forze, di capire che cosa stesse succedendo, Quistis piangendo raccolse un pugno di sabbia e con un gemito di odio lo scagliò in faccia al ragazzo, si alzò lo guardò per un attimo togliersi la sabbia dagli occhi e poi gli urlò contro : ”vattene via!! Ti odio!!”. La ragazza si mise a correre ma le lacrime la accecarono, cadde, Squall la raggiunse, la prese delicatamente per il braccio, voleva spiegarle che non doveva soffrire così per lui, ma si rimediò solo un gran ceffone sulla faccia. Quistis si divincolò, scappò via, tornò al Garden, si chiuse in camera a pensare che era stato stupido comportarsi così, ma lei lo amava troppo e troppo era il peso che doveva portare sulle spalle. Si alzò, erano le tre del mattino, cammino fino a la stanza di Squall, entrò. Si sedette sul letto, restò a guardarlo dormire per un po’, poi lo svegliò,gli disse: ”Squall... io... ti… amo, ma tu questo lo sapevi già...” Il ragazzo le sorrise nel buio, le rispose: ”Sì, io questo lo so”. Quistis gemette, si alzò, uscì silenziosamente dalla stanza del ragazzo, non sapeva perché, ma si sentiva sollevata, tornò nella sua camera e aprì la finestra. Si mise a raccontare alla luna i ricordi della sua giornata triste, la luna silenziosa la ascoltava... Quistis guardava quell’enorme disco luminoso nel cielo e le pareva che le dicesse: ”Se ti fa tanto soffrire perché non lo dimentichi?” La fanciulla, sola nella sua stanza le rispose: ”Luna tu lasceresti mai il tuo cielo?” 

   Dedicato a chi soffre per amore, a costoro per ricordare che la piuma soffrì a suo tempo lasciando la mano del Destino.

   FINE

 

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